Il Cristo morto

274. «Egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato» (Eb 4,15). Il Venerdì Santo evoca gli avvenimenti che vanno dalla condanna a morte di Gesù alla sua crocifissione. È giorno di penitenza, di digiuno e di intensa preghiera, espressione coinvolgente della partecipazione al mistero della Passione di Gesù. In questo giorno non si celebra la S. Messa; si commemora la sofferenza redentiva di Cristo e la sua offerta cruenta sulla croce. La Parola di Dio, particolarmente col racconto della Passione di Gesù secondo l’evangelista Giovanni, lo svelamento e l’adorazione della croce, la consumazione della Eucaristia consacrata il giorno precedente, sono gli elementi e il cuore della solenne azione liturgica. Attorno ad essa si sviluppa un’ardente ed universale preghiera, dieci petizioni, proclamate dal Celebrante, e composte da intenzioni che abbracciano le necessità della Chiesa e del mondo. Il mistero della morte dell’uomo-Dio fa tacere ogni baldanza umana e contiene le risposte più efficaci alle domande del perché della malattia, della sofferenza, della solitudine, della morte. Il Venerdì Santo è la dimostrazione più convincente dell’amore senza limiti di Dio che non ha risparmiato il suo Figlio, l’Unigenito, dal supplizio della morte causata dal peccato. Cristo stesso si è fatto peccato, e come sommo sacerdote grande lo ha attaccato con sé alla croce, pagando il debito dell’umanità al volto di Dio sfigurato dalle colpe di ogni tempo. P. Angelo Sardone