L’alterità

Mattutino di speranza,
Martedì 19 maggio 2020.
Il cammino della vita è segnato dall’alterità. L’uomo è stato creato non per rimanere solo; Dio lo ha dotato di un aiuto che gli corrisponda (Gen 2,18). L’universo, il creato, le piante, gli animali, cose tutte messe sotto il suo dominio, non possono mai soddisfare pienamente il bisogno innato dell’uomo di avere accanto il proprio simile e di relazionarsi con lui. La descrizione fatta dal libro della Genesi ha un carattere antropomorfico, nel senso che l’autore sacro si serve di forme ed espressioni letterali comprensibili dalla mente e proprie della realtà umana. La donna, che si dice tale, proprio perché tratta dall’uomo, è l’aiuto che più perfettamente gli corrisponde. È molto significativa l’affermazione di Adamo quando si sveglia dal torpore indotto da Dio e vede accanto a sé Eva: «Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta» (Gen 2, 23). L’istituzione della famiglia, la diffusione della vita umana sulla terra e la costituzione della società, hanno evidenziato, secondo il disegno del creatore, la necessità della relazione con l’altro, il bisogno di fare gruppo, di essere comunità, di camminare insieme. Dio stesso ha manifestato e messo in atto questa alterità quando si è scelto un popolo, lo ha collocato in un territorio suo proprio, gli ha dato Provvidenza, lo ha condotto per strade impervie ed ha stabilito con lui un’alleanza d’amore alla quale non è venuto mai meno. La debolezza causata dal peccato dei progenitori e perpetuata nelle vicissitudini di allontanamento volontario da Dio, ha fiaccato la capacità dell’uomo nell’impegno alla fedeltà ed alla relazione con Dio, non nei termini di chi sta alla pari, ma di subordinazione e sudditanza di amore. Con la venuta di Cristo nel mondo e la costituzione della Chiesa, nata dal costato aperto di Cristo sulla croce, vivificata e guidata dall’azione dello Spirito Santo, l’uomo ancor di più avverte il senso della pienezza che scaturisce dallo stare accanto all’altro, dal vivere la dimensione comunitaria dell’appartenenza al popolo di Dio, incamminato per il sentiero della verità e della santificazione. La comunità cristiana ed ogni singolo individuo si scopre sempre più parte integrante di un progetto di amore che la vede orientarsi al bene per realizzare il piano di salvezza. Ciascuno quindi non cammina da solo. A maggior ragione quando l’uomo deve affrontare le difficoltà, far fronte alle situazioni di disagio, dolore, sofferenza. Nel 1955 fece epoca il saggio letterario «Nessun uomo è un’isola» del monaco trappista americano Thomas Merton che riprese una meditazione di John Donne (1572-1931) poeta inglese, per esprimere che l’uomo, a causa dell’amore di Dio vivo ed operante in Lui, pur essendo completo in se stesso, è parte dell’umanità. Fa tanto avere accanto qualcuno che ti comprende, ti sorregge, cammina insieme con te. Il supporto reciproco di affetto, attenzione, premura, solidarietà, condivisione, anche al di là dei parametri della carne e del sangue, aiuta l’uomo a dare più senso alla sua vita e ad essere felice. La sapienza divina l’ha previsto. Il testo sapienziale del Siracide afferma: «Meglio essere in due che uno solo, perché otterranno migliore compenso per la loro fatica. Infatti, se cadono, l’uno rialza l’altro. Guai invece a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi» (Sir 4,9-10). Dio ha messo accanto a ciascuno un angelo perché lo custodisca e lo guidi. Ha conferito inoltre al sacerdote la capacità ed il compito di essere guida, padre, fratello ed amico per chi gli si affida. Lo ha dotato di un potere sacramentale che supera la capacità umana di saggezza e competenza. Se si cammina insieme con lui, nonostante le inevitabili sue mancanze dovute alla natura umana e la sua vulnerabilità, si ha la garanzia di essere sollevati quando si cade, di essere consolati, quando si è tristi e soli, di essere rinforzati dalla Grazia sacramentale da lui amministrata quando con sincerità ed umiltà si confessa la propria colpa e ci si affida. Questa non è semplicemente teoria. Per comprenderla appieno bisogna farne esperienza. P. Angelo Sardone