Il ritorno all’Essenziale

Mattutino di speranza

Domenica 17 maggio 2020

 

La celebrazione eucaristica domenicale esprime la vocazione dei cristiani ad essere Chiesa, cioè assemblea di persone chiamate da Dio per annunciare le sue meraviglie, fare memoria della Pasqua di morte e risurrezione di Cristo, vivere la gioia che scaturisce dalla condivisione della fede e dalla missione salvifica nel mondo. Secondo una bellissima espressione di S. Atanasio, essa rende solidali e fonde nell’unità della fede vicini e lontani, presenti ed assenti. La Messa è il banchetto nuziale al quale siamo tutti invitati, portando però l’abito di festa per non rischiare di essere cacciati via nelle tenebre dove c’è pianto e stridore di denti (Mt 22,14). In questi mesi siamo stati privati dalla partecipazione fisica, personale e comunitaria nelle nostre chiese alla S. Messa, e ci siamo dovuti accontentare del Pane della Parola e del Pane della carità che nella Messa, precedono ed accompagnano il dono del corpo e sangue di Gesù. Questa mancanza è stata determinata da motivi prudenziali e dall’obbedienza che abbiamo esercitato in nome del bene comune, onde evitare conseguenze disastrose per l’incolumità fisica nostra e degli altri. Abbiamo fatto delle nostre case le nostre chiese ed in analogia a quando viviamo abitualmente la domenica, abbiamo potuto seguire anche ogni giorno, attraverso i molteplici canali di comunicazione, da quelli istituzionali a quelli improvvisati dalla fantasia pastorale di parroci e religiosi, la celebrazione della S. Messa. Ognuno, papa, vescovi, parroci, religiosi, ha cercato di sopperire alla mancanza del contatto fisico con Gesù ricevuto nel mistero dell’Eucaristia, con parole di consolazione, di speranza, di nutrimento spirituale. Non è mancata la forza della Parola e le indicazioni chiare per un nuovo cammino umano, spirituale e comunitario che si profila dinanzi ai nostri occhi ed alla nostra vita. Insieme con l’Eucaristia è mancato il rapporto sacramentale con Dio con la riconciliazione, mediato dalla presenza e dal servizio di misericordia esercitato dal sacerdote. E ciò è avvenuto proprio in coincidenza della celebrazione annuale della Pasqua, cui si appellano le norme giuridiche della Chiesa in riferimento alla ricezione di questi sacramenti. Le indicazioni che sono state offerte sono servite certamente per riscoprire il valore della preparazione corretta al sacramento della penitenza, attraverso la presa di coscienza seria della propria situazione di disagio morale, il dolore per il peccato, ossia la contrizione perfetta che già immette e fa gustare l’efficacia del perdono di Dio. Ora che si spera di tornare gradualmente alla normalità, con una mente nuova, provata dal bisogno e maturata attraverso la sofferenza e la forzata mancanza di realtà indispensabili alla crescita della vita spirituale, occorre riprendere non la vita di prima, ma la vita nuova con una qualità superiore a quella antecedente e con la consapevolezza che qualcosa è cambiato! Spero tanto che il ritorno fisico in chiesa per la celebrazione eucaristica segni il ritorno all’essenziale; che la ripresa del sacramento della confessione porti nel cuore dei sacerdoti che l’amministrano e dei fedeli che la richiedono, la gioia vera dell’incontro col Padre misericordioso e non si traduca in uno scarico psicologico-esistenziale di tensioni accumulate, di vizi vecchi ripresentati e nuovi, appresi e favoriti dal fermo, con meschini surrogati, distributori gratuiti a tutte le ore, di sensazioni appaganti e frustranti. Sono certo che riprenderemo ad alzarci, splendenti di candore, come la sposa del Cantico dei Cantici (Ct 8, 5). Ma splenderemo davvero se, come afferma S. Agostino, saremo rinnovati dalla grazia che salva e che ci viene offerta con generosità ed in abbondanza nei sacramenti. Perché nell’Eucaristia Gesù ci ama di amore eterno (S. Annibale) e nella Riconciliazione diventiamo uomini e donne veramente nuovi. Questo io spero, perché credo nella potenza salvifica dei sacramenti e nella intelligente capacità dell’uomo di aderire a Dio, nel quale si trova la vera felicità e la pienezza di ogni cosa! P. Angelo Sardone