Il Pane della vita: mistero di fede

  1. «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?» (Gv 6,60). L’intenso ed articolato discorso del pane che Giovanni riporta nel capitolo sesto del suo Vangelo, si conclude con una duplice affermazione, dura in entrambi i casi. Molti dei discepoli, gente comune ed anche gli Apostoli, non hanno capito la portata dell’insegnamento certamente non facile da comprendere perchè innovativo, rivoluzionario, fuori di ogni logica umana. I termini adoperati dal Maestro sono profondi ed alti: non si tratta di un pane materiale ma spirituale, non di un dato terrestre ma celeste, non di un concetto ma di una persona, Cristo stesso che si fa cibo e bevanda di vita offrendo il suo corpo e sangue. Il pane è solo il segno concreto, visibile, reale nella sua materialità e verità. Gesù afferma che bisogna mangiare il suo corpo e bere il suo sangue ed adopera il verbo “troghein” che nel linguaggio greco significa mangiare facendo rumore, proprio come avviene con il pane croccante. Il grande miracolo che il Concilio di Trento definirà “transustanziazione”, è la trasformazione della sostanza del pane e del vino nella sostanza del corpo e del sangue del Signore. E questo per sempre, col “memoriale” della Pasqua di morte e risurrezione, nella celebrazione della santa Messa. È quindi più che normale che la gente non capisca e dichiari dura ed incomprensibile la Parola. Ma Gesù non cede e non torna indietro pur vedendo che molti si allontanano da Lui. Proprio ai Dodici Gesù dice: volete andarvene anche voi? Pietro si fa loro interprete proclamando una grande professione di fede: Tu solo hai parole di vita eterna. L’Eucaristia che anche oggi celebriamo è un eminente mistero di fede, difficile da credere! P. Angelo Sardone