Pronti ed all’erta

La semina del mattino

110. «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese» (Lc 12, 35).

Nella vita spirituale questa ingiunzione di Gesù ai suoi discepoli è di importanza fondamentale perché fa riferimento ad una maturità sempre attuale per tenere sotto controllo l’evento giornaliero ed essere pronti ad accogliere qualunque cosa sopravvenga nel cuore della notte o l’indomani. Essa si colloca tra l’oggi sperimentabile e vissuto e il domani imprevedibile e casuale. Ci si prepara e si è pronti quando bisogna affrontare un passo importante nella vita, incontrare qualcuno o fare qualcosa. Il dato evangelico della prontezza e dell’attesa è l’incontro col Cristo giudice nel mistero del passaggio dalla vita terrena a quella senza fine, esemplificato dall’icona del padrone che torna dalle nozze. Non bisogna essere soltanto pronti, ma anche svegli per attendere il ritorno sia che avvenga di giorno che di notte. Seduzione naturale ed inconvenienti sono la stanchezza e il sonno. Se la casa rimane chiusa e le luci spente, non c’è attenzione ed attesa. Se invece l’uscio è chiuso ma i servi sono in attesa con le lampade accese, pronti ad aprire ed accogliere quando arriva nel cuore della notte o sul far del giorno, avviene qualcosa di inaudito, fuori di ogni ordinarietà e logica umana: il padrone stesso si mette a servire a tavola i suoi servi. Il Signore Gesù loda chi ha questa capacità. L’attesa e la prontezza, per quanto elogiate da Gesù, non sono il forte dell’essere umano. Alla beatitudine di Gesù deve corrispondere un atteggiamento di prontezza e di sobrietà. La lampada accesa è sinonimo di una fede sempre alimentata dalla grazia. P. Angelo Sardone