Le risoluzioni del Concilio di Gerusalemme

«Ritengo che non si debbano importunare quelli che dalle nazioni si convertono a Dio» (At 15,19). Le prime controversie nella Chiesa sono dovute all’imposizione o meno della legge ebraica, particolarmente la circoncisione ai nuovi convertiti provenienti dal mondo pagano. Ciò induce gli Apostoli a tenere a Gerusalemme un Concilio, il primo, una riunione qualificata per discutere con la partecipazione degli anziani, cioè i responsabili delle Chiese ed anche di Paolo e Barnaba scesi appositamente da Antiochia. Prende la parola Pietro, secondo il mandato ricevuto da Cristo di confermare i fratelli e chiarisce come Egli stesso sia stato scelto da Dio per portare ai pagani la Parola di salvezza, cosa confermata dal dono dello Spirito Santo. Tutti ascoltano con attenzione. A lui si aggiungono Paolo e Barnaba che raccontano lo svolgersi storico della loro evangelizzazione, forti anche dell’esperienza del primo viaggio missionario appena concluso. Prende infine la parola Giacomo, capo della Chiesa di Gerusalemme e si giunge alla conclusione: non bisogna imporre la legge di Mosé, non inquietare e non importunare più di tanto i neo-convertiti dal paganesimo. Propone quindi un minimo di osservanze per garantire una buona convivenza con i Giudei venuti alla fede cristiana. Le risoluzioni sono tre: prescrivere loro di astenersi dalle carni offerte agli idoli, dalle unioni illegittime tra consanguinei e dal consumare la carne degli animali soffocati. Ciò evita di urtare la sensibilità degli Ebrei e favorisce una serena convivenza. Quanto è importante che prevalga sempre il buonsenso ed un intelligente e maturo adattamento alle situazioni. Quanto abbiamo da imparare! P. Angelo Sardone