L’autorità di Gesù e del Magistero della Chiesa

La semina del mattino
61. «Erano stupiti del suo insegnamento: la sua parola aveva autorità» (Lc 4,31).
Gli insegnamenti di Gesù Cristo hanno sempre destato grande stupore, anche in chi non crede in Lui ed in chi lo ha avversa o lo rifiuta. Le sue parole non appartengono al comprendonio ed alla cultura di un saggio, ma sono Spirito e vita, parole di verità e di grande profondità. I suoi contemporanei lo chiamavano “Rabbì”, “Maestro” e riconoscevano in Lui una competenza fuori dell’ordinario. Per questo, folle innumerevoli lo seguivano dimentichi anche dei bisogni più naturali, pur di ascoltare la sua parola: era davvero avvincente, realistico, penetrava fin nelle viscere scardinando dalla radice concezioni appiattite, comodi sonnecchiamenti morali, risvegliando il desiderio ed il bisogno del vero, del giusto, del santo. Il riferimento alla natura, le esemplificazioni prese dalle stagioni, il racconto di fatti verosimili, le parabole, erano strumento indispensabile per rendere il discorso e gli insegnamenti di facile presa. Il ricorso alla Scrittura poi cementava gli argomenti e dava maggiore valore a quello che affermava. Gli Scrivi, i Farisei e la gente comune lo ascoltavano ed erano stupìti del suo insegnamento di alta qualità, la cui caratteristica era l’autorità. Gesù parlava senza tentennamenti ed era diretto. E questo, non solo quando comandava alle forze della natura o ai demoni, ma anche quando insegnava nella Sinagoga commentando la Torah. Questo insegnamento con altrettanta autorità è affidato oggi al Magistero della Chiesa. P. Angelo Sardone