La diffusione delle risoluzioni del Concilio di Gerusalemme

310. «Percorrendo le città, trasmettevano le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché le osservassero» (At 16,4). Dopo la sosta antiochena nella quale continuarono ad evangelizzare, Paolo e Barnaba si risolsero di tornare negli ambienti dove avevano annunziato la Parola di Gesù per far visita ai fratelli ed accertarsi del loro stato. Per la scelta di portare o no Giovanni, detto Marco, cugino di Barnaba, vi fu tra i due missionari un grosso litigio che li costrinse a separarsi. Barnaba se ne andò a Cipro, sua isola natale con Giovanni, Paolo invece prese con sé Sila e andando per la Siria e la Cilicia diede inizio al secondo viaggio missionario. Fu uno scontro ideologico: Paolo aveva tutte le ragioni, giudicando il fatto che Giovanni li aveva abbandonati in Panfilia e non aveva affatto collaborato nell’opera di evangelizzazione. Forse opportunismo, forse leggerezza, forse superficialità pastorale o formazione umana e cristiana ancora labile? Sembrano i tempi di oggi! Tante volte una decisione ferma può salvare un progetto pastorale e rivestirlo di serietà e puntualità che esprime coerenza e serietà nell’opera affidata dallo Spirito. Per conto suo Paolo insieme con i nuovi collaboratori, cui si era aggiunto anche Timoteo, passano di città in città rendendo note le risoluzioni del Concilio Gerosolimitano, perché tutti ne prendano visione per osservarle fedelmente. Oggi per tanti versi, questo compito deve essere svolto anche da laici maturi e di comprovata formazione umana e spirituale. Diversamente sarebbe un disastro. Lo Spirito Santo guida quest’opera e rende i cuori aperti e disponibili. P. Angelo Sardone