Dies Domini, dies hominum

Oggi è domenica, «dies Domini», giorno del Signore. La partecipazione alla S. Messa è il suo cuore, perchè in essa, centro della vita della Chiesa, si riattualizza la morte e la risurrezione di Gesù. Nella Messa, come in un banchetto nuziale, il Signore prepara e serve cibi succulenti e vini eccellenti e raffinati (Is 25,6) con la sua Parola, il suo Corpo ed il suo Sangue. Per il cristiano non si tratta di un semplice obbligo prescritto dal Codice di Diritto Canonico (Can. 1247), ma di una vera esigenza, di un bisogno vitale di incontrare Dio, rendergli culto, incontrare i fratelli e condividere la gioia della risurrezione. «La celebrazione, anche quando non si possa avere la presenza dei fedeli, è sempre un atto di Cristo e della Chiesa, nel quale i sacerdoti adempiono il loro principale compito» (Can 904). Consapevole che dalla Messa dipende l’efficacia di ogni azione evangelizzatrice, e fedele al compito affidatomi da Gesù, anche oggi io salirò l’altare del Signore per celebrare l’Eucaristia come «sacerdote» con un richiamo permanente a diventare anche io «hostia» cioè vittima, in una inscindibile unità con Gesù, il quale, solo, è contemporaneamente «sacerdos» ed «hostia», sacerdote e vittima. In un momento grave di preoccupazione, di incertezza e paura la Messa è conforto, dà speranza e fiducia perchè vero cibo e vera bevanda, vera ed efficace medicina sono il corpo ed il sangue di Cristo. Tutti porto con me sull’altare in un abbraccio paterno ed affettuoso. P. Angelo Sardone