Cosa fa l’invidia e la gelosia

246. «Che guadagno c’è a uccidere il nostro fratello e a coprire il suo sangue? È nostro fratello e nostra carne» (Gen 37,26-27). La storia di Israele passa attraverso vicissitudini che spesso trasformano il dramma in opportunità, la perdita in guadagno e provvidenza. I grandi Patriarchi sono protagonisti di situazioni che Dio permette e che fa volgere al bene, nonostante siano commiste ad elementi fortemente negativi. Il trasferimento del popolo eletto in Egitto è mediato sì da una terribile carestia che affliggeva la terra di Canaan, ma anche dalla presenza di Giuseppe, il penultimo figlio di Giacobbe che venduto dai fratelli agli Ismaeliti diretti in Egitto, qui aveva fatto fortuna divenendo un grande autorità. Il passo è comunque segnato da un evento delittuoso andato a buon fine per l’intelligenza, il senso pratico e la responsabilità morale di Ruben che aveva impedito la sorte tragica del suo vile assassinio. Il movente scatenante era una terribile avversione che i fratelli avevano per Giuseppe, certamente dotato da Dio di una capacità intellettiva superiore, oltre che di un affetto straordinario che godeva da parte dell’anziano padre, perché era il figlio avuto in vecchiaia. Per questo i fratelli lo odiavano e non gli parlavano amichevolmente. La gelosia e l’invidia fecero il resto. Volevano simulare una uccisione accidentale da parte di una bestia, ma la mediazione di uno di loro evitò l’abbandono dentro una cisterna vuota, destinato sicuramente alla morte di fame e sete. Quanto è terribile e diabolica l’invidia! È uno dei vizi capitali che miete vittime e talora è gestita anche dai buoni. Accontentarsi di quello che si ha e di quello che si è, aiuta sicuramente a vivere una vita più tranquilla. P. Angelo Sardone.