Sant’Agnese

«Mi guardi il Signore dal fare simile cosa al mio signore, al consacrato del Signore, dallo stendere la mano su di lui» (1Sam 24,7). Le cose nella vita si capovolgono, quando il Signore manifesta espressamente la sua volontà, mettendo nelle mani di chi è perseguitato, la possibilità di rifarsi e vendicarsi adeguatamente del sopruso ricevuto. È quanto accade a Davide, ricercato con odio da Saul e da tremila soldati, ma accorto e scaltramente superiore allo stesso re, messo invece dal Signore nelle sue mani. Ha tutta la possibilità di ucciderlo, sorprendendolo in una caverna mentre dorme, ma il timore del Signore e la retta coscienza glielo impediscono perché, pur trattandosi di un infame, rimane sempre il re di Israele, consacrato del Signore. Ciò, purtroppo non è avvenuto per una inerme fanciulla di appena 12 anni, sant’Agnese martire romana del IV secolo, uccisa a causa della fede e del suo proposito di verginità. Il suo nome evoca nella lingua greca «la purezza e la castità», ed è il femminile latino di «agnus», agnello. Questo è il titolo che la Scrittura vetero e neo-testamentaria attribuisce a Gesù. La tradizione antica e la storia della sua passione la descrivono ragazza forte e schietta nella difesa dei suoi valori, compresa la coscienza di appartenere al Signore, nel difendere in doppio martirio, la purezza del suo corpo e la fede della sua religione. C’è una grande necessitò oggi di evangelizzare questi valori in una società permissiva dove tutto va bene, dove ciascuno è padrone del suo corpo, dove i valori della serietà, della castità anche matrimoniale sono fortemente osteggiati, e derisi coloro che invece anche a costo di sacrifici e morte, li difendono. P. Angelo Sardone