XXVIII domenica del Tempo Ordinario

La prudenza e la sapienza sono frutto della preghiera e sono di valore inestimabile. L’amore per loro supera quello per la salute e la bellezza. La luce e la ricchezza che da esse provengono sono incalcolabili e intramontabili. Per avere in eredità la vita eterna bisogna osservare in pieno i Comandamenti di Dio. Talora può mancare ancora una cosa: andare, vendere tutto quello che si possiede e darlo ai poveri, e solamente dopo tornare e seguire Gesù. Il giovane, penetrato nell’intimo dallo sguardo misericordioso e amorevole di Gesù, non è in grado di fare questo e ne va via triste perché è ricco. Chi lascia ogni cosa per amore di Gesù e lo segue, trova davvero tutto e viene ricompensato in tutto al cento per uno. Questa è Parola di verità, viva, efficace, tagliente come una spada e penetrante. Di ogni parola ascoltata dobbiamo rendere conto a Dio davanti al quale tutto è nudo e scoperto! P. Angelo Sardone

Il giorno del Signore

«Date mano alla falce, la messe è matura; pigiate, il torchio è pieno e i tini traboccano: grande è la loro malvagità!» (Gio 3,13). Fa un certo effetto leggere parole di questa portata pronunziate direttamente dalla bocca di Dio con la mediazione dell’incauto profeta che si presta a farsi comunicatore di un avvertimento impressionante. Le suggestive immagini tratte dalla natura e dalla vita dei campi, tipiche del nomadismo di Israele, evocano la situazione particolare di un popolo sempre restio alla fedeltà vera, alla perseveranza nel bene, facilmente ammaliato dalle situazioni e convenienze abitative o allertato dalla paura incombente dei popoli vicini. La misericordia di Dio si esprime come giudizio e giustizia in un giorno ed un luogo preciso: la valle di Giosafat, valle della Decisione e il giorno del Signore. La valle di Giosafat nel contesto biblico è la sede del giudizio apocalittico di Jahwé. Il giorno del Signore secondo come già Amos aveva profetato, è giorno di tenebre e di oscurità, giorno di ira feroce che renderà desolata la faccia della terra. Il quadro della profezia odierna è fosco e decisamente pauroso: sono compromessi e coinvolti gli astri del cielo; la voce di Dio diviene come un ruggito di leone. Egli è comunque rifugio e fortezza per chi confida in Lui. Sono sempre attuali queste considerazioni che superano il tempo e delineano la vigilanza di Dio sull’intera umanità. Anche se l’uomo d’oggi non pensa facilmente a queste cose, sono gli stessi avvenimenti a richiamarlo al realismo della precarietà delle cose e della conclusione della vita, sottoposta così minacciosamente alla paura della fine e del giudizio di Dio. P. Angelo Sardone

La desolazione di Israele e del tempio

«Priva d’offerta e libagione è la casa del vostro Dio» (Gio 1,13). Del profeta Gioele, il cui nome significa Jahwé è Dio, non si ha alcun dato agiografico. Le supposizioni critiche pongono il suo servizio ministeriale intorno al V secolo a.C. Il primo capitolo del suo libro, presenta una liturgia profetica di lamento: si apre con uno squarcio doloroso della situazione della terra e del tempio di Dio. Alla descrizione della piaga delle cavallette, gravissima nel Medio Oriente, si uniscono lamenti ed inviti alla conversione, al digiuno ed alla penitenza. Il testo con evidente allusione simbolica, fa riferimento all’invasione di un esercito straniero o ad una situazione apocalittica futura. Sono queste le gravi conseguenze dell’allontanamento da Dio che provocano a ritroso una situazione angosciante che aprirà il giorno del Signore. Sono coinvolti i sacerdoti ed il luogo sacro come oggetto della devastazione dell’Onnipotente. La natura stessa si presenta desolata: i semi sono marciti, i granai sono vuoti, il bestiame geme e le greggi vanno in rovina. Insieme con il grano è scomparsa la letizia e la gioia. Occorre proclamate un digiuno ed una riunione sacra per guardare le prospettive di questo giorno apocalittico. Il quadro desolante spesso è stato richiamato nel corso della storia della Chiesa e del mondo e sottolineato come tempo di prova e di forte sterilità spirituale. A La Salette ai due pastorelli impauriti dal racconto la Madonna piangente aveva evocato una situazione simile sottolineando l’infedeltà alla legge del Signore, la scarsezza dell’offerta delle opere buone nella Casa di Dio ma anche la necessità di una vera conversione. P. Angelo Sardone