San Gregorio Magno

«Gregorio, cercava sempre il volto di Dio e abitava nella gioia del suo amore» (Liturgia propria). La Chiesa ricorda oggi uno dei suoi più grandi papi e santi dottori, Gregorio (540-604) cui fu attribuito il titolo di Magno cioè grande. Romano di nascita e patrizio di provenienza familiare con genitori cristiani, percorse un cammino di impegno molteplice nella società e nella Chiesa: fu avviato alla carriera da senatore e fu Prefetto di Roma, fu monaco e abate del monastero di Sant’Andrea sul Celio e quindi papa. Il suo impegno pastorale fu intenso, molteplice e lungimirante sia nella carità che nell’azione missionaria. La storia lo ricorda come scrittore prolifico in campo spirituale, pastorale e morale, legislatore liturgico e del canto sacro, autore di un Sacramentario che divenne la base del Messale Romano. La vasta esperienza acquisita nel mondo monastico, nella conoscenza dell’Oriente e nella carriera sociale, gli valse per assolvere in maniera egregia il compito di papa su tutti i versanti dell’azione pastorale, dalla liturgia alla carità, dalla legislazione giuridica alla predicazione, dallo studio biblico all’insegnamento. È fondamentale la sua “Regola Pastorale” un’opera di assoluto prestigio sull’identità del vescovo, maestro e pastore del gregge, predicatore, esemplare e punto di riferimento per tutti. La sua azione più efficace rimane comunque il percorso di santificazione in perfetta simbiosi con tutte le attività ecclesiali e sociali. S. Gregorio è un esempio mirabile per i vescovi ed i sacerdoti di ogni tempo e un modello superlativo di sapienza ed intelligenza. P. Angelo Sardone

La sorte dei Santi nella Luce

«Ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce» (Col 1,12). Dopo l’indirizzo di saluto ed il ringraziamento a Dio per il dono della fede, la carità verso gli altri cristiani a motivo della speranza che i Colossesi manifestano, Paolo innalza al Signore una preghiera. In essa è contenuta la richiesta di concessione di una profonda conoscenza della volontà di Dio con tutta quanta la sapienza e l’intelligenza spirituale, non come acquisizioni umane ma come suo dono. Tutto ciò permette al cristiano di comportarsi secondo la sua personale vocazione, camminando in maniera degna del Signore. Ma per essere forte e perseverante la comunità cristiana ha bisogno della presenza di Dio, alimentata dalla certezza che Egli viene sempre in aiuto, e dalla larghezza d’animo sostenuta dalla necessaria pazienza. Infine l’invito alla comunità a ringraziare il Signore che in Cristo ha operato la salvezza e la liberazione dal peccato. Egli ha aperto il passaggio alla sorte dei Santi, cioè al destino finale riservato inizialmente ad Israele sostenuto dalle promesse dell’Antico Testamento, ed ora esteso anche ai pagani convertiti, non solo in riferimento al luogo dove Dio abita ma anche alla vita presente. La luce indica il luogo glorioso nel quale Dio ha collocato i suoi Santi. La partecipazione a questa sorte è espressione della speranza. Paolo comunica così concetti teologici di alto spessore per comprendere i quali è indispensabile una preparazione adeguata ed un accompagnamento introduttorio alla lettura. La liturgia giornaliera propone l’ascolto e forma la mente ed il cuore ad un autentico cammino di vita cristiana. P. Angelo Sardone

Il vangelo si diffonde dappertutto

«Il Vangelo che è giunto a voi porta in tutto il mondo frutto e si sviluppa» (Col 1,6). La lettera di Paolo ai Colossesi costituisce un gruppo omogeneo insieme con quella agli Efesini e a Filemone. Fu redatta tra il 61 ed il 63, mentre era prigioniero molto probabilmente a Roma. Colossi era una città dell’Asia Minore (l’attuale Turchia) presso una grande strada che collegava Efeso col fiume Eufrate. Non era stata evangelizzata direttamente dall’Apostolo ma da Epafra, che, formato alla scuola di Paolo e suo collaboratore, svolse a Colossi la predicazione secondo i canoni appresi dal maestro. Proprio lui gli portò notizie allarmanti sulla città a proposito di speculazioni a base di giudaismo ed influenze filosofiche provenienti dal mondo ellenista che potevano oscurare la supremazia di Cristo. Paolo allora scrisse la lettera affidandola a Tichico altro suo collaboratore. In essa si trovano le idee dominanti della sua predicazione: Cristo ha il potere sul mondo, è al di sopra di tutte le potenze cosmiche e della vita quotidiana dei cristiani. Il Vangelo, ossia la Parola di verità, annunziato da Epafra è il contenuto di tutta la predicazione apostolica: è proclamato in tutto il mondo allora conosciuto, si sviluppa e porta frutto. Dio opera con la forza della sua Parola in maniera sorprendente e predominante: il missionario è semplicemente un suo tramite e strumento. Il Vangelo ha in se stesso la forza espressiva e divulgativa. Qualunque missionario di ieri o di oggi non è altro che un ministro, un annunziatore forte e mite della Parola che salva. P. Angelo Sardone