L’intervento di Dio sempre nelle cose umane

«Benedetto Dio! Benedetto il suo santo Nome! Benedetti tutti i suoi Angeli santi» (Tb 11,14). Celebrate felicemente le nozze e ripreso il denaro dal creditore del padre, Tobia e Sara unitamente all’angelo Raffaele ed al cane che li aveva accompagnati lungo tutto il viaggio, si incamminano per Ninive. Con grande gioia la madre di Tobia corre loro incontro piangendo e li abbraccia. Una volta in casa, seguendo le indicazioni dell’Angelo, Tobia soffia sugli occhi spenti di suo padre, vi spalma il fiele del pesce e distacca con le mani come delle scaglie bianche dai margini degli occhi. Tobi finalmente vede il figlio, gli si getta al collo piangendo e prorompe in un cantico di benedizione. Nella comune gioia è contagiato anche Tobia che inneggia con tutta la voce che aveva ed informa il padre della buona riuscita del viaggio e della sposa Sara. Questa ennesima preghiera manifesta ed esemplifica la devozione giudaica e sottolinea come la vita che pratica le virtù è salvaguardata anche dinanzi alle sventure ed è consigliata a chi vuole vivere per questo sentiero. L’uomo giusto che soffre le persecuzioni e le ingiustizie viene premiato da Dio. Il senso vivo della famiglia viene qui esaltato insieme con la nozione alta del matrimonio, l’invito a riconoscere la provvidenza divina che corre in aiuto ad ogni necessità e la vicinanza di Dio sempre attento e compassionevole. La bellezza delle parole di benedizione sulle labbra contrasta, soprattutto oggi, con la facilità con la quale si bestemmia il Nome di Dio o si usa un linguaggio scurrile e volgare che fiorisce sulle labbra di tanti, piccoli e grandi, in nome della modernità che tante volte è autentica stupidità. P. Angelo Sardone

Novena a S. Antonio di Padova, celeste rogazionista

Domani 4 giugno comincia la Novena in onore di S. Antonio di Padova. Sono lieto di condividere giornalmente lo schema di preghiera attingendo dagli Scritti di S. Annibale M. Di Francia, autentico apostolo antoniano. Spero che il sussidio sia facilmente condiviso con altri contatti, nell’intento di sviluppare una crescente devozione verso il “Santo di tutto il mondo”. P. Angelo Sardone

Le nozze di Sara e Tobia

«Sorella, àlzati! Preghiamo e domandiamo al Signore nostro che ci dia grazia e salvezza» (Tb 8,4). La storia drammatica di Sara figlia di Raguele si risolve positivamente con l’intervento del Signore. L’angelo Raffaele era stato da Lui inviato per farsi compagno di Tobia nel viaggio verso la Media dove andare a riscuotere un beneficio del padre Tobi. Il Signore gli riserva un beneficio molto più grande, la mano di Sara, figlia di un suo parente, vessata dal demonio, che sarà richiesta in moglie e sarà liberata proprio attraverso la mediazione di Raffaele. Raguele gliela concede in moglie dopo averlo avvertito della sorte   capitata ai sette mariti che aveva avuto e cioè la loro morte il giorno stesso del matrimonio. Viene steso un regolare atto di matrimonio e preparata la camera nuziale non senza la viva preoccupazione ed il pianto da parte della madre di lei. Ricordandosi di quanto gli aveva detto Raffaele, Tobia estrae dal suo sacco il fegato ed il cuore del pesce che lungo il viaggio avevano pescato e che l’angelo gli aveva fatto conservare perché facendo suffumigi davanti ad una persona invasata dal demonio avrebbe procurato la cessazione delle vessazioni, e li pone sulla brace dell’incenso. In quel momento cessarono le vessazioni diaboliche. Insieme poi pregarono con un canto di benedizione e di lode al Signore, consapevoli di usare della misericordia di Dio per poter giungere felicemente alla vecchiaia. La dichiarazione di Tobia di prendere in sposa Sara senza lussuria ma con purità di intenzione e la preghiera ricca di riferimenti biblici, ha ispirato la benedizione liturgica degli sposi cristiani nel rito del matrimonio. P. Angelo Sardone

Festa di S. Annibale M. Di Francia

«Si è chiusa la bocca che non disse mai no!» Così, un popolano messinese, commentava a caldo la morte di S. Annibale Maria Di Francia avvenuta all’età di 76 anni il 1° giugno 1927, mercoledì, alle ore 6,30, in contrada Guardia, appena fuori Messina. Per tentare di ridargli un po’ di forza per la pleurite contratta il 1924, i medici all’inizio del mese di maggio gli avevano consigliano riposo assoluto nella tenuta campestre. Qui dal 9 maggio, trascorre gli ultimi 22 giorni della sua vita. Il 31 maggio, alle 9 di mattina mentre sul seggiolone è assorto nel ringraziamento alla SS.ma comunione diventa raggiante in viso, quasi si trasfigura ed al religioso Michelino Lapelosa che lo assiste rivela la presenza sul muro bianco della Madonna Bambina, la «Bambinella» come lui la chiamava, una visione di fede premonitrice dell’evento della morte. Verso mezzanotte un forte fremito del letto è il segno evidente di una commozione celebrale; non parla più, sembra addormentato. Mentre nella stanza attigua il sacerdote Vincenzo Gandolfo termina la S. Messa per gli agonizzanti, P. Annibale Maria esala l’ultimo respiro. I funerali, il 4 giugno, sono un vero trionfo, una manifestazione forse mai vista a Messina. Da allora la salma incorrotta riposa nel Tempio della Rogazione Evangelica a Messina, meta di pellegrinaggi di devoti da ogni parte del mondo. Aveva costruito la sua santità a forza di ginocchia, di mente e di cuore: preghiera, penitenza, fiducia illimitata di Dio, carità operosa soprattutto verso i piccoli ed i poveri, obbedienza al divino comando del Rogate. Sono questi la base della profonda esperienza di Dio e dell’uomo, che la Chiesa propone agli uomini di ogni tempo col nome di santità. E’ stato canonizzato il 16 maggio 2004. Oggi si celebra la sua festa. P. Angelo Sardone