Il SI’ èIENO DI CRISTO

«Gesù Cristo non fu “sì” e “no”, ma in Lui vi fu il “sì”» (2Cor 1,19). Dopo l’esordio che sottolinea la comunicazione vicendevole e sottolinea il vincolo indistruttibile ed una comunione inscindibile che lo unisce ai Corinti, Paolo fa un’apologia appellandosi alla sua coscienza per salvaguardare l’autorevolezza con la quale si è comportato con loro. La serietà è stata sempre coerenza, senza dare adito a fraintendimenti dal momento che quanto ha deciso non dipende dalla carne, cioè dalla sua volontà umana, ma dal progetto di Dio. Appellandosi alla fedeltà di Dio, Egli difende la sua parola nella sua chiarezza e nel fine ultimo del bene, evitando il “sì” o il “no”, salvaguardando la verità ed evitando qualsiasi forma di menzogna. Fa pertanto riferimento a Gesù Cristo la cui identità ed il cui linguaggio non furono “sì” e “no”, ma solamente “sì”. L’oggetto della predicazione sua e di Timoteo rispecchia proprio questa chiarezza della verità, proprio come Gesù Cristo che è il “sì” al Padre ed alle promesse da Lui fatte al popolo santo nel corso della sua storia. Come Cristo ha compiuto il volere del Padre divenendo Egli stesso un “sì” perenne, così anche Paolo ora diventa un «amen», cioè un «così sia» nel compimento della sua missione di apostolo per dare gloria a Dio. E con Lui anche la comunità cristiana. Questi concetti di alto profilo teologico e relative esperienze si ripercuotono anche oggi nei cristiani e nelle comunità, dove la coerenza è talora fluttuante ed accomodante al partito più conveniente, nascondendo un “no” e menzogne velate dietro apparenti verità. P. Angelo Sardone