I chiarimenti del Concilio di Gerusalemme

«Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi» (At 15,24). A seguito del discorso autorevole di Giacomo nel Concilio di Gerusalemme riguardo alla situazione dei pagani convertiti alla fede cristiana, gli Apostoli e gli Anziani di Gerusalemme prendono la risoluzione di inviare ad Antiochia Giuda e Sila, figure di primo piano, insieme con Paolo e Barnaba, e di elaborare ed inviare un documento, il primo scritto di un concilio, per risolvere la questione della circoncisione. In esso mentre si fa riferimento alla decisione presa all’unanimità con lo Spirito Santo, agente e guida della Chiesa stessa, si ribadisce la soluzione già presentata da Giacomo. Non si vuole imporre nulla, se non le “cose necessarie”: astenersi dalle carni e dalle vivande sacrificate agli idoli, dal mangiare gli animali soffocati e dalla fornicazione, meglio identificata come matrimoni ed unioni illegittime. La dichiarazione è preceduta da un inciso interessante che sottolinea il disappunto della Chiesa dinanzi a prese di posizione arbitrarie e troppo zelanti di alcuni neofiti che invece di appianare e favorire il percorso della fede, hanno contribuito a creare solo confusione e a destare preoccupazioni riguardo a cose del tutto opinabili, peraltro già risolte dalla predicazione di Paolo. La storia si ripete inesorabilmente anche oggi: intraprendenti e fin troppo zelanti neofiti, sull’onda entusiastica di una conversione epidermica dovuta ad un pellegrinaggio o ad una esperienza pseudo-spirituale senza solide radici e consistenza, seminano a volte confusione con eccessi di rigorismo senza senso ed alcuna autorizzazione giuridica. P. Angelo Sardone