Le Palme

Domenica delle Palme. Dio apre l’orecchio del discepolo per fargli comprendere il suo messaggio di amore che passa attraverso la flagellazione, gli insulti, gli sputi. Il profeta annunzia gli elementi propri della passione di Gesù. L’innologia cristiana canta Cristo-Dio che non disdegna di abbassarsi ed annientarsi, di farsi uomo, servo, umiliato ed obbediente fino alla morte di croce per riportare l’uomo alla sua prima dignità di figlio di Dio e proclamare: «Gesù Cristo è Signore!». La storia della passione raccontata dall’evangelista Marco delinea coi tratti drammatici della sofferenza, dall’ingiusta condanna alla morte, la storia dell’amore tradito ed umiliato. La commemorazione del solenne ingresso in Gerusalemme al grido degli “Osanna”, apre la Settimana Santa ed è il preludio della gloria del Messia venuto nel nome del Signore, che passa però attraverso il mistero della sofferenza e della condanna inaudita alla crocifissione, la morte, la deposizione nel sepolcro. P. Angelo Sardone 

Il nostro Dio è sempre con noi

268. «In mezzo a loro sarà la mia dimora: io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo» (Ez 37,27). Il nostro Dio è l’Emmanuele, il Dio con noi. I filosofi antichi nelle loro riflessioni erano riusciti a dare un nome a dio ed a concepirlo in maniera diversa, come relazione fondamentale con l’uomo. Per tanti di loro pur nella sua generosità e nella realizzazione creativa della realtà umana, Dio rimane estraneo e talora impassibile, “immobile”, dinanzi alle vicende umane. L’uomo sembra abbandonato al proprio destino. La visione cristiana della vita e la fede nel Dio uno e trino, offrono le coordinate della Rivelazione che manifesta il nostro Dio creatore e redentore. Egli è interessato all’uomo, alla sua realizzazione, alla sua salvezza. Il nostro è un Dio che sta con noi, che ha posto la sua dimora in mezzo a noi. Egli conduce la storia e la ricapitola tutta in Gesù di Nazaret, uomo-Dio che non disdegnando la natura umana si è fatto in tutto uguale a noi fuorché nel peccato, per ricondurre a Dio l’uomo sedotto dal peccato. Come nel Vecchio Testamento la presenza di Dio e la sua dimora era significata nell’Arca che conteneva le tavole della Legge, col mistero della morte e risurrezione di Cristo e la nascita della Chiesa, nuovo popolo di Dio, la presenza di Dio abbraccia l’universo ed è attestata particolarmente nella realtà nel mistero dell’Eucaristia, la “presenza” per antonomasia di Cristo. Dio vive con noi, cammina i nostri stessi passi, è più vicino di quanto possiamo credere, ci nutre con la sua Parola ed il suo Corpo, ci chiama ogni giorno a realizzare la nostra personale vocazione. P. Angelo Sardone