La conversione radicale

La semina del mattino

238. «Fate frutti degni di conversione» (Mt 3,8). Da sempre la Chiesa, fedele interprete del Vangelo, ritiene il tempo di Quaresima un’occasione privilegiata di penitenza e di conversione, elementi di cui spesso l’uomo d’oggi tende a fare a meno. Essi sono del tutto indispensabili nella dinamica della vita cristiana e dell’ascesi di perfezione. Un testimone e modello da imitare in questa esperienza di “avvicinamento a Cristo”, è Giovanni il Battista, il “più grande fra i nati di donna”, l’uomo che non ha avuto paura di denunziare il male. La sua vita è esemplare e coerente: quello che dice lo fa. In accordo con quanto affermato dai profeti, veste un pallio di peli, mangia locuste e cavallette, cibo che il deserto gli riserva. La sua predicazione è un taglio radicale al benessere sfrenato ed alla comodità; il suo messaggio predilige la verità a scapito della menzogna: è chiaro e sferzante. Il nocciolo è la conversione, cioè l’apertura agli altri ed una forma di purificazione radicale, un’apertura incondizionata al Vangelo ed alle sue esigenze. Scuote dalle false sicurezze di essere giusti in un percorso religioso e spirituale solo apparente. Come i dotti di allora e coloro che rifiutavano simili apostrofi e limitazioni al loro libertinaggio, anche oggi tante persone vivono in situazioni di compromesso permanente, spirituale e morale, divenendo inaccessibili a qualsiasi forma ed idea di conversione. Con l’aggravio di una diabolica illusione di credere di stare a fare chissà quale cammino spirituale perché c’è stato un evento forte anche dal punto di vista emotivo, che può aver scosso, ma senza le conseguenze di una radicale decisione, sorretta da una guida matura ed esigente. P. Angelo Sardone