La paura di Dio

La semina del mattino

217. «Lo spettacolo, in realtà, era così terrificante che Mosè disse: «Ho paura e tremo» (Eb 12,21). Il rapporto con Dio e l’esperienza diretta al suo contatto sono realtà che si possono solo immaginare, data la straordinarietà e grandezza dell’evento. “Dio nessuno lo ha mai visto”, scrive S. Giovanni (1Gv 4,12). La sua manifestazione o “teofania”, è terrificante e l’uomo la non può reggere. Il popolo d’Israele ne aveva fatto esperienza, ma ancor più Mosè reduce dalla quarantena sul monte Sinai e dai continui colloqui col Signore. La mediazione umana fatta di persone e di segni, preserva da una paura indicibile e terrificante che fa tremare. Il contatto con la divinità è avvolto da un alone di mistero nel quale non è facile introdursi. Per quanto si possa capire e sperimentare, quello che si immagina di poter vedere, rimane sempre qualcosa di estremamente distante dalla portata umana ed inviolabile. Cristo ha rivelato il volto di Dio, non tanto nelle sembianze umane, quanto nella sua essenza di paternità, di amore misericordioso. Nell’amore vicendevole è garantita la sua presenza e la perfezione dell’amore. La esemplificazione e l’iconografia di una imponente e barbuta immagine di uomo avanzato in età è semplicemente una trasposizione antropomorfica che mitiga la paura. La grazia introduce all’incontro con Dio e conserva il sapore del mistero; la preghiera realizza lo scambio della relazione e dispone alla fiducia, all’abbandono, alla richiesta umile e fiduciosa. Quando si ama non si ha paura. Il terrore nasce spesso dalla consapevolezza della propria indegnità ed ancor più dalla presenza e dalla situazione di peccato. P. Angelo Sardone