La compassione di Cristo

153. «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare» (Mt 15,32). Uno degli elementi tipici del Messia evangelizzatore, quasi un attributo suo proprio, è la compassione, manifestazione della misericordia divina. Dal punto di vista psicologico la compassione è figlia della sensibilità. Il Vangelo annota frequentemente questo sentimento attribuendolo a Gesù Maestro in varie circostanze e risolvendolo in soluzioni diverse: l’insegnamento ai poveri, la guarigione ai malati, l’offerta del pane da mangiare, la preghiera per le vocazioni alla folla stanca e sfinita. La moltiplicazione dei pani e dei pesci è un miracolo rilevante e ricco di significato che si collega direttamente ed è determinato dalla compassione. Esso va anche oltre l’aspetto propriamente materiale. Gesù osserva la folla numerosa che lo segue e scorge in essa oltre il bisogno materiale, un intenso bisogno spirituale, qualcosa che sazi la loro fame una volta per sempre. Ha compassione per questa gente che ha fame di giustizia, di amore, di attenzione, di verità. Nella spiritualità rogazionista, la compassione è una qualità specialissima del Cuore di Cristo e genera la carità; in particolare quella per le folle stanche e sfinite come pecore senza pastore è il sentimento che domina la vita e l’opera di S. Annibale. La storia ha decretato che fu questo l’attributo significativo del suo cuore nobile e generoso e tale potrebbe diventare per chi segue la sua spiritualità ed il suo esempio. P. Angelo Sardone