La consolazione che viene da Dio

«Consolate, consolate il mio popolo… parlate al cuore» (Is 40,1). Questa esortazione, soprattutto in tempi calamitosi, delinea con chiarezza il compito del sacerdote nei confronti del gregge a lui affidato. Egli prima di tutto deve «stare davanti a Dio in nome del popolo e presentare a Lui le questioni» (Es 18,19), secondo il consiglio ricco di saggezza che Mosè ricevé da Ietro, suo suocero. In questi giorni di particolare apprensione e paura, in una situazione irreale che si riscontra per le strade e gli ambienti di vita, di lavoro e di crescita spirituale, nella casa di Dio come nelle case degli uomini, ancor più si evidenzia l’identità e la missione propria del sacerdote. Egli da solo entra nel «sancta sanctorum» interdetto ai profani e presenta ed offre, nella celebrazione della S. Messa, le ansie e le paure del suo popolo, implorando per lui misericordia dal Signore. Assicuro che sono questi i miei sentimenti e le mie azioni di ieri, di oggi, di sempre, espressione di grande affetto e cura responsabile per te, mentre porto ciascuno con me nella preghiera e nell’Eucaristia, nella quale, in questo giovedì sacerdotale ed eucaristico, offro a Gesù tutte le ansie e le paure. Abbiamo fiducia: tutto concorre al bene per quelli che amano Dio! (Rom 8,28). P. Angelo Sardone

S. Annibale per arginare la presente epidemia

Correva l’anno 1887 quando all’inizio del mese di agosto a Messina scoppiò il colera. Si diede la colpa ad una nave sbarcata da Bombay. Ci furono diverse migliaia di morti. S. Annibale mise tutta la sua fiducia in Dio che gli rispose tramite S. Antonio di Padova con la devozione del “Pane dei Poveri”. Si rivolse anche a S. Giuseppe con una bella preghiera. P. Angelo Sardone